I signori
della guerra

© 2018 FdR (Campo profughi, Iraq)

Premessa numero uno: nessuno è santo.

Premessa numero due: nessuno (o quasi) è fesso.

Svolgimento: la Svizzera potrà vendere materiale bellico anche a paesi impegnati in una guerra civile, a condizione che si possa contemplare il presupposto che tali armi non vengano utilizzate per e in quella guerra.

A questo punto: un po' fessi ci sentiamo.

Dopo quella del Consiglio nazionale, anche la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (alla quale l'industria bellica CH si era rivolta in prima istanza piagnucolando perdite economiche e di competitività sul mercato internazionale) ha dato luce verde al Consiglio federale, che in autunno potrà autorizzare (autorizzerà) l'esportazione di materiale militare verso paesi in guerra.

A determinate condizioni, si capisce. Non si capisce però quali, essendo stata spazzata via quella principale, che faceva da argine al commercio con paesi in guerra.

Le armi sono come i soldi: girano. Quelle vendute a un paese in pace possono finire a un paese in guerra se sostenuto, in parte o del tutto, dal primo.

Quelle vendute a un paese in guerra vanno in guerra.

Basta saperlo.

Il Consiglio federale e i suoi ministri lo sanno.

(g.g.)