Troppo bello per finire

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Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato. E, come da copione, le Giubbe gialle si stanno dividendo. Idem l'opinione pubblica.

Non è facile fare le rivoluzione. Non è facile farla in una democrazia, per quanto ampollosa essa sia. Quella francese è ampollosa.

Restano aperte le prospettive, soprattutto in vista di sabato. Ci saranno nuove proteste? A Parigi? In altre città?

È interessante, da una prospettiva svizzera, osservare la richiesta di un maggiore coinvolgimento del popolo nelle decisioni politiche con esplicite allusioni al sistema elvetico: sembra ormai essere il distillato di tutte quelle portate avanti finora.

È interessante altresì sottolineare come chi rivendica questo modello ignora, in una sorta di verginità in materia di democrazia diretta, che le decisioni popolari non sono al riparo (non lo sono mai) dalla manipolazione e dall'intervento di gruppi di potere, non da ultimo quello economico.

A parte tutto questo: è nato, sulle rotonde della Francia periferica, un movimento di persone che trascorrono ore insieme, accampate anche di notte attorno a un fuoco. È il senso della trincea, più che della barricata.

Non contano più soltanto le rivendicazioni. Sono sfociate nella scoperta di una vita diversa, di una militanza individuale condivisa con il gruppo. La scoperta di essere qualcuno.

Ha preso forma, così, la percezione dell'avventura.

Troppo bello per finire. Per dovere già finire.

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