Quando il popolo spopola

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Se FdR insiste sulle proteste delle Giubbe gialle in Francia, è perché ci consentono di osservare la Storia nel suo prendere forma. Qualsiasi forma, incluse quelle meno prevedibili e meno auspicabili.

Che boccata d’ossigeno, tuttavia, ascoltare nelle tavole rotonde televisive o nei collegamenti in diretta donne e uomini capaci di suscitare simpatia.

Dimenticate l’etimologia della parola: simpatici significa che quando parlano sono semplicemente divertenti, con i loro accenti e le immagini alle quali ricorrono per spiegarsi.

Con il buonsenso di chi è convinto che basti questo a fare girare il mondo (perché non dovrebbe bastare?) tengono testa a politici costretti dal confronto diretto o indiretto all'autosmascheramento: “Siamo logaritmi”.

Non ci si illuda: il popolo sa essere violento, anche quando dice che non è vero.

La crisi politica francese è stata innescata dalla violenza: soltanto da quella.

Chi la condanna, tuttavia spiegando di capire se non addirittura di condividere le rivendicazioni delle Giubbe gialle, ignora (o finge di ignorare) che se non ci fosse stata oggi si parlerebbe d’altro.

C’è un problema: quando il popolo spopola finisce, prima o poi, con il chiedere l’intervento di una figura forte per finalmente riportare la calma.

Spesso scambiata per giustizia fatta e ottenuta.

L'idea che la democrazia disponga di una farmacia di bordo per curare i colpi subiti e applicare, sempre e comunque, l'automedicazione è fragile e non confortata dalla Storia.

Meritano una lettura The Confidence Trap di David Runciman nonché On Tiranny di Timothy Snyder.