Realtà e finzione

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Il giallo attorno alla scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi si infittisce e nessuno si attende una svolta dal sopralluogo della polizia turca all'interno del consolato saudita a Istanbul.

Le autorità di Ankara sono convinte che il giornalista dissidente sia stato assassinato e fatto a pezzi con una sega elettrica nel consolato, sostiene di averne le prove video e audio, ma non le fornisce. Non ancora. Preferisce girare qualche soffiata alla stampa nazionale: per una volta servono anche i giornalisti.

Esperti starebbero esaminando l'Apple Watch indossato da Khashoggi.

La monarchia saudita, re Salman e suo figlio Mohammad bin Salman, smentiscono rabbiosamente la versione turca, ma non producono alcuna prova per smarcarsi.

Il presidente Usa (e getta) Donald Trump mantiene una posizione ambigua.

L'Europa fa l'Europa.

Grandi attori della finanza internazionale hanno disdetto una conferenza denominata "Davos nel deserto", per prudenza più che per convinzione.

La vicenda è nota praticamente a tutto il mondo. È diventata Netflix, con una puntata fornita ogni giorno, appassionante anche se vuota di autentiche novità e, perlomeno finora, di colpi di scena.

Ciascuno di noi ha una sua versione dei fatti.

Tutti gli attori coinvolti sembrano detenere la verità, nessuno ha l'intenzione (o la capacità) di corroborarla.

Un giorno sapremo che cosa è successo, anche se forse mai per davvero.

Siamo dentro la realtà oppure stiamo guardando un film. Di due l'una. O entrambe le cose.