Se osi la testa, la usi bene

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Oggi il Senso del taccuino si occupa dell'assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, con particolare attenzione dedicata agli aspetti del racconto mediatico che ne viene fatto.

Un signore di 60 anni finora sconosciuto (chi leggeva per davvero i suoi articoli sul Washington Post?) è diventato un personaggio di cui parliamo tutti. Anche a cena: a casa oppure al ristorante con gli amici.

Lo facciamo come se raccontassimo l'ultima puntata di una serie proposta da Netflix. Con la sicurezza di qualcuno che sa tutto. E, pure, con il sangue freddo di chi sa guardare senza voltare lo sguardo altrove ciò di cui l'essere umano è capace.

Non è facile quando non è fiction.

La tragedia che circonda la sparizione di Khashoggi (è molto probabile che non viva più) ci insegna molte cose: sul racconto del mondo che ci viene fatto dall'informazione, su come lo prendiamo. E su di noi.

Così come ce le insegnano altre storie dal Medio Oriente: brutte da mettere paura e non raccontate.

Il Senso del taccuino le racconta. Almeno un paio.

Tanto per osare la testa.