(Non) è tutto vero
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Proviamo a pensarci: la possibilità che un'affermazione venga creduta (in buona fede) dipende meno dalla sua verità quanto piuttosto dalle circostanze che danno forma a tale affermazione, cioè chi la sostiene, a chi è destinata, da quale istituzione o attore proviene e, in definitiva, chi l'ha messa nelle nostre mani.
Si spiega così la possibilità che prendiamo per dati di fatto dei fatti alternativi e rifiutiamo di credere ai dati di fatto.
I fatti alternativi non saranno mai sconfitti dalla sola verità.
Quest'ultima dovrà essere comunicata con la stessa competenza (sociale, culturale, politica, ecc.) dimostrata da coloro i quali riescono a farci credere (e a prendere per vero) l'incredibile.
Questo ragionamento vale per le affermazioni dell'informazione, della politica, della scienza e per altro ancora nelle società democratiche impegnate ad attraversare questo periodo storico.
Quindi: per capire l'aria che tira sarebbe da rileggere Où atterrir – comment s'orienter en politique, del filosofo francese Bruno Latour.
Quale scorciatoia, ma una scorciatoia di grande valore, c'è l'articolo di Ava Kofman sul New York Times di oggi (se andate a letto tardi lo finite tutto, altrimenti attendete il weekend).