Il mio nome è Nessuno

L'editoriale del New York Times di oggi è stato realizzato da un alto funzionario dell'Amministrazione Trump, che ha chiesto e ottenuto l'anonimato.

L'articolo, con il quale l'autore (o l'autrice) dichiara di appartenere a una resistenza interna antitrumpista, ha fatto arrabbiare il Presidente (è sempre arrabbiato quando legge i giornali), ma c'è da credere che non sia servito a nulla.

Ha reso, questo sì, un ambiguo servizio al giornalismo.

Da sempre (e mai come oggi) la firma (a un articolo, a una fotografia, a un servizio tv) costituisce una garanzia di responsabilità, indispensabile in un periodo storico nel quale la strumentalizzazione della verità (nulla di nuovo) può raggiungere chiunque ovunque in qualsiasi situazione e momento (elemento nuovo).

Nel giornalismo, la firma è una dichiarazione di coraggio. Per chi legge (o osserva e ascolta) costituisce il solo modo per instaurare una relazione di fiducia oppure chiedere conto qualora questa fiducia, per i motivi più disparati e non sempre in malafede, venga tradita.

Per una volta, il presidente Trump potrebbe mostrarsi felice. Attribuito a un “senior official” nella sua Amministrazione, l'articolo del Nyt è tutto quello che volete, ma non è giornalismo.