Siamo esseri umani

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Sui social, i post più semplici sono spesso i più inquietanti.

Ci sono quelli che ringraziano gli amici per la solidarietà, ma tu non saprai mai in favore di quale battaglia.

Quelli che ti spiegano che finalmente i medici hanno individuato la malattia di cui la persona in questione soffre da quarant’anni, sì ma quale malattia, ti prego dilla, potrei averla anch’io, e invece zero.

Sono straordinari i post che annunciano l’incontro con l’amore della propria vita, tirandola così alla lunga che a uno viene il sospetto che nel frattempo si siano già lasciati.

Alcuni anniversari segnalati con (quasi) letteraria dovizia di particolari ricordano i necrologi, non per dire, ma a uno prende un colpo.

Le ricostruzioni di un pomeriggio alle urgenze nosocomiali per scoprire di avere un eczema e infine tornare a casa, si direbbe scornati, quasi rimpiangendo di non avere avuto un infarto: mai lette queste?

O gli annunci del tipo sono all’ospedale, ma ancora vivo, no problem. Si capisce, se lo scrivi…

È Netflix. È roba da serie spalmate su tre stagioni.

Insuperabili quelli che ti spiegano che domani succede qualcosa. Va bene, ma cosa? O quelli che ti comunicano che quella cosa è già successa. Mmm.

Tolgono quasi il sonno i post sugli animali: sul gatto zoppo o il cane sordo. Sarà riuscita l’operazione? Non te lo dicono. Perché? Io devo dormire!

I post dei nuovi singoli, quelli che si sono appena mollati. Saranno felici? Saperlo.

Quelli che annunciano di avere capito tutto. Sarebbe bello saperne di più. Invece: silenzio.

Siamo esseri umani. Siamo fatti così.