La fine degli idealismi

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FdR torna sull’articolo del filosofo tedesco Peter Sloterdijk pubblicato sulla NZZ, da considerare un aggiornamento del suo monumentale saggio del 1983: Critica della ragione cinica.

Ci permette di fare il pieno di pensieri per ragionare sul nostro presente.

Il testo di Sloterdijk parte da lontano per giungere ai giorni nostri. Ciò che va ritenuto del lontano affrontato è questo: la nostra relazione con la verità e la menzogna non costituisce nulla di nuovo. Sono soltanto nuove le parole e le formule che utilizziamo.

Fake news è una di queste formule. Lo sono gli pseudo programmi dei partiti che stanno raccogliendo grandi consensi in Occidente. Lo sono le uscite dei politici. Lo è il loro atteggiamento sui social. E lo è anche il nostro.

La riflessione sul nostro rapporto con la verità e la menzogna è vecchia perlomeno di tremila anni. Al punto da avere maturato il sospetto che la tensione fra vero e falso che ci abita possa produrre il desiderio, a determinate condizioni, di credere a ciò che sappiamo essere falso.

La filosofia ha da sempre considerato queste tre categorie del soggetto in relazione alla verità:

- il soggetto errante

- il soggetto indotto in errore

- il soggetto che induce in errore

Sloterdijk individua una quarta categoria. Il cinismo. Lo considera una forma di scatenamento.

Il cinismo costituirebbe la rinuncia della menzogna a vestirsi da ideale.

Cinismo sarebbe quindi la disponibilità del soggetto a prendere una menzogna per buona. In quanto menzogna, non in quanto altra cosa.

Il filosofo propone cinque categorie sulla base delle quali dimostrare il suo pensiero. La prima è internet e quella che Sloterdijk definisce il suo espansionismo.

Se ti interessa affrontare insieme il ragionamento su queste categorie, iniziando da internet, leggi La rete è cinica.