Pensieri della domenica

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Successo. Joël Dicker, autore del bestseller La verità sul caso Harry Quebert, è lo scrittore svizzero (vivo) più venduto. Eppure, la cultura ufficiale elvetica lo ignora. Lo scrive la NZZ am Sonntag. E ha ragione. In Svizzera, quella che definiamo riservatezza (o discrezione) e di cui tanto andiamo fieri è in realtà un’allergia conclamata al successo. Quello degli altri, si capisce.

Primavera. Quando avevamo quindici anni, sentire la primavera significava avere gli ormoni a mille. Oggi significa essere portatori di una o più intolleranze nei confronti dei pollini, aggravate da quelle alimentari, dal surriscaldamento del Pianeta, dallo smog e da internet. Non è sempre brutto essere stati giovani una vita fa.

Finis terrae. Con la conquista di Baghouz, in Siria, è caduto l’ultimo ridotto dello Stato islamico. Lo pseudocaliffato non esiste più, ma con lui non è sparito chi crede in ciò che incarnava. La cronaca non è riuscita a spiegare come e con quali complicità, nel 2014, avesse potuto conquistare tutta la terra che ha conquistato. Dovrà pensarci la Storia.

Fotografia. Quelli che dicono che fotografare con lo smartphone è tradire la fotografia sono nati ieri. Ieri l’altro, diciamo.

Scrivere. È un lavoro che conduce a coltivare un pessimo rapporto di stima con se stessi.

Cronaca. Se ci riuscisse sapere tutto (ma davvero tutto) ciò che succede al mondo sull’arco di 24 ore, diremmo ciao alla convinzione di essere anche soltanto parzialmente informati.

Amore. Vedi alla voce Primavera. Con una postilla: fate caso a come vi guardate attorno ora che la stagione è cambiata.

Coscienza. L’idea che siamo tutti narratori di ciò che accade attorno a noi, l’idea cioè che il nostro cervello trasforma in racconto (quindi: in letteratura) ciò che vediamo e sentiamo e proviamo, dovrebbe rincuorarci: abbiamo tutti un talento.