La vanità dei nati imparati
© 2020 FdR / Resy Canonica
Covid-19 ci sta insegnando a interrogare il nostro rapporto con la realtà, dopo che esso è diventato un'esperienza collettiva, vale a dire che riguarda tutti. Quando sarà finita, sarà cambiato nulla. Però: avremo capito (forse) che siamo tutti vanitosi e nati imparati.
Che cosa ci ha insegnato e ci sta insegnando la nostra relazione con Covid-19 che ci potrà servire a capire meglio le cose che ci accadono vivendo quando accadono a tutti e a capire come le affrontiamo?
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È infinitamente più facile (e più comodo) mettere paura che infondere coraggio. Facciamo cose per paura. Per coraggio si pensa. È una storia diversa.
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Noi esseri umani abbiamo un debole per l'apocalisse, o fine del mondo. Applicabile a tutta la realtà (e ai suoi infiniti aspetti) dentro la quale trascorriamo la vita.
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In democrazia tendiamo a pensare che in tempi di crisi i politici (e i funzionari) prendano sempre la decisione giusta. È una conseguenza della paura.
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In tempi di crisi la stampa (tutta) tende ad allinearsi sulla versione ufficiale della realtà. Ne diventa anzi la cassa di risonanza. Ciò facendo tradisce se stessa, oltre che tutti noi. I motivi sono molteplici: cavalcare l'onda (crisi = paura = click), assenza di spirito critico e indipendente, incompetenza, inesperienza.
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In tempi di crisi non siamo più buoni. Siamo, però, trasparenti: è cioè possibile vedere ciò di cui siamo capaci, da un estremo all'altro.
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Soltanto la razionalizzazione (aperta al confronto) della realtà impedisce che la percezione della crisi trasformi il nostro desiderio di uscirne nella radicalizzazione delle nostre (legittime) ambizioni.
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Tendiamo ad aderire a questa o a quell'altra versione della realtà non attraverso la conoscenza (che implica il dialogo e la sua costante messa in discussione): attraverso la convinzione di detenere la verità assoluta.
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Concludiamo (sempre) che coloro che non la pensano come noi e non fanno cò che facciamo noi e non pensano gli stessi pensieri sono imbecilli.
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È indispensabile vantare una rispettabile esperienza del mondo prima di mettersi a strillare non soltanto che dovrebbe cambiare, ma anche che abbiamo capito come cambiarlo.
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Non siamo nati imparati. Fatichiamo, tuttavia, a resistere alla umanissima vanità che ci sussurra che invece, sì, lo siamo.