I superluoghi

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Max li chiama luoghi della memoria. Non importa dove si trovino: sono capaci di tirare fuori dai depositi della vita un istante, un pezzo di tempo che si sovrappone all'immagine che gli sta davanti agli occhi. La sostituisce.

I luoghi della memoria non producono l'illusione di un passato recuperato al presente. Per Max sono il presente. La parola illusione lo ferirebbe, se Elena osasse pronunciarla.

Elena li chiama superluoghi.

Le permettono di essere ovunque, anche dove non è mai stata e dove forse non si recherà mai. Sono luoghi che non rimandano alla memoria. Rimandano ad altri luoghi e basta. Esistono soltanto per indirizzarla a un altrove sconosciuto che, per quanto sembri strano (e anzi proprio per questo), le è familiare.

Elena, scherzando con Max, sostiene che il modo che entrambi hanno di reagire di fronte a una immagine, reale o riprodotta in fotografia, non fa che esprimere il suo essere uomo e il suo essere donna.

Max è convinto che uno di loro si lasci sfuggire qualcosa, osservando.

Per quanto gli costi fatica doverlo ammettere, non è sicuro che sia Elena.