Le buone intenzioni

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Scrive - anzi riscrive - un amico di FdR: "La vita è obbligatoria".

Scrive da Kabul. Non da Malibù. Sebbene la vita sia (nella lettura che egli dà) obbligatoria anche lì, con tutte le cose che fa, al punto che ci troveremmo nella condizione di invidiarne alcune. 

La vita è obbligatoria nelle situazioni da essa prodotte (anche quelle non invidiabili) e alle quali ci mette di fronte o ci mette dentro (fino al collo, spesso) senza chiederci nulla.

La vita è obbligatoria anche quando sono gli altri a farne ciò che vogliono, a farla come vogliono. Lo hanno sempre fatto.

Vuole dire l'amico di Kabul che accettare la vita per come viene esprime una forma di ferrea resistenza.

In particolare esprime una forma di ferrea resistenza la capacità di sottrarre la propria vita alle buone intenzioni degli altri.

Le buone intenzioni degli altri hanno sempre qualcosa di sospetto.

Le rende tali l'imbarazzo manifestato nel dovere (basterebbe chiedere) rispondere alla domanda: "Dove eravate prima?".