Postimbecilli

© 2019 FdR

L’elemento distintivo dell’essere umano è l’attribuzione di responsabilità collettiva. Per questo motivo ha inventato la Storia. Lo ha fatto nell’illusione che essa potesse e possa ancora essere maestra: se da cosa è nata cosa in passato, dovremmo servircene nel presente per evitare che tale cosa si ripeta in futuro.

Hai voglia.

La Storia, così fondata sul riconoscimento dell’intima relazione fra la causa e il suo effetto, dovrebbe indurci a cambiare, a migliorarci.

Circola, da un po’ di tempo, l’idea secondo la quale il postmodernismo (e in particolare il decostruttivismo applicato in ambito accademico ai più disparati settori del sapere umanistico, la letteratura, la filosofia, l’arte pittorica eccetera) sarebbe alle origini del proliferare delle neoverità, o postverità. In sostanza, di tutta la spazzatura che circola sui social, e non soltanto (di spazzatura ne circola ovunque, media ufficiali e pubblici inclusi).

Questa idea funziona così: soltanto un fatto sprovvisto di autorialità viene percepito dal pubblico come autorevole nella narrazione che di esso viene fatta. Vale a dire: la narrazione della realtà orfana del suo autore/della sua autrice acquista autorevolezza nel suo essere disseminata (distribuita) passando di mano in mano non soltanto a perfetti sconosciuti, ma anche a perfetti imbecilli.

Nel periodo storico che definiamo della postverità, i fatti sono figli (legittimi, adottivi o acquisiti) degli imbecilli.

Il postmodernismo e il (da me amatissimo, per scuola accademica) decostruttivismo non c’entrano nulla. Sono stati risucchiati in una polemica etno-culturale che ha per obiettivo attribuire la responsabilità della situazione nella quale ci troviamo al pensiero francese, che, stando a questa offensiva storiografica, avrebbe in tempi non troppo lontani falsamente offuscato gli sforzi prodotti da una resistenza ispirata al razionalismo germanofono, per non dire germanico.

Secondo questa polemica, lo smontaggio della concezione gerarchizzata dell’esperienza che compiamo vivendo (quindi pensando, leggendo eccetera) teorizzata dal postmodernismo/decostruttivismo sarebbe storicamente responsabile del fatto che oggi tendiamo a prendere per vere le frottole che altri (consapevolmente) diffondono e anzi a farcene noi stessi propagatori.

Storicamente, non esiste costruzione del pensiero più smontabile (decostruibile) di questa.

La frottola (o diversamente chiamata la bufala, la palla) è quanto di più eccitante possa presentarsi alla mente umana.

Lo è sempre stata.

In questo senso, la postverità può vantare un passato di tutto rispetto. E un futuro senza dubbio brillante.

Resteremo sempre umanamente imbecilli.

E non è un'offesa. Anzi: è una dichiarazione di affetto, quasi.

(g.g.)