Osare la testa

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Nel bianco e nero che richiedono le scene sottratte al tempo, venti persone (una più una meno) partecipano all'aperto alla messa per i santi Pietro e Paolo. Oggi.

Non è perché FdR ha le sue radici anche ad Astano (Malcantone). O una propensione alla messa. Quest'ultima non ce l'ha.

È per come siamo (straordinariamente) fatti noi esseri umani.

È perché in questa occasione dalle parole ascoltate e dalle scene osservate (i volti delle persone, il silenzio che respiravano e masticavano, facendolo a pezzi dentro) sono venuti fuori il senso del coraggio e il senso della resistenza.

Negati entrambi alla nostra vita, nel periodo storico (nella Storia) che stiamo attraversando.

La paura ha dato alla testa a molti: per il sottile piacere che procura metterla agli altri. Quando invece.

Quando invece andrebbe coltivato il sospetto e coltivata una domanda: sarà che terrificare la gente è un modo per impedire che osi la testa? Ogni tanto, si capisce.

Non è stata l'occasione religiosa a sprigionare questa osservazione: è stata, diversamente, l'energia che le persone radunate nella fotografia producevano.

Questa energia veniva da lontano, da molto prima.

Permetteva alle parole di non essere prese alla lettera.

Induceva tutti i presenti alla registrazione di quanto siamo esposti alla realtà.

Che è un modo diverso per dire: alla vita.

Le parole erano soltanto un deltaplano galleggiante sulla distesa delle cose che affrontiamo vivendo.

(FdR scrive di questi argomenti da tempi non sospetti. Vale a dire da subito: da quando si è innescata la crisi Covid-19, qualche mese fa).