Lettere d'amore

© 2021 FdR

Fa un anno che siamo esposti a una tempesta iperbolica.

Si è impossessato delle parole chi non le sa usare, se non per trasformarle in portatrici di paura e sconforto, e anche di sottomissione del pensiero.

Medici, ricercatori, esperti, giornalisti, commentatori...

Le parole sono indifferenti all'uso che ne facciamo.

E le parole dell'amore, invece?

No.

Le parole dell'amore hanno un potere liberatorio.

Oggi, e come hanno sempre fatto nei momenti difficili della Storia (ne esistono di facili?), trasformano l'iperbole, l'esagerazione, la disintegrazione dionisiaca del soggetto in un volo senza confini che può produrre lo schianto.

Lo sappiamo che può produrlo.

Ma vuoi mettere: la sensazione, l'emozione, la forza che ci sentiamo!

Definiamo l'amore da impazzire (iperbole) o da morire (iperbole) o ancora da vivere (iperbole) perché lo sappiamo capace di produrre l'intuizione delle intuizioni: che possa non finire mai oppure che finirà domani, ciao, pace e amen.

Vuoi metterne uno o una che in questo anno di virus abbia saputo intuire, capire, ammettere o anche soltanto dirci che la vita è così?

C'è il senso della barricata nelle parole dell'amore.

Ogni lettera che pronunciamo ci dà coraggio senza limiti. Almeno all'inizio.

Intanto, però, è coraggio.

(g. g.)