Celebrazione di un cretino

Produce una certa soddisfazione ma nessun piacere (o forse il contrario) averlo scritto più di un anno fa, e più di una volta nel corso degli scorsi due anni. Vedere giusto non è soltanto fuori moda, è scandaloso.

Gli scontri di piazza recentissimi in Olanda, Austria, Australia costituiscono il quadro di una società tirata come un elastico.

Eravamo appena usciti dal primo lockdown e, non escludendone un secondo, un terzo e un quarto, scrissi che l'auspicio da molti confessato di essere usciti diversi era inutile, oltre che ricco di insidie.

Potevamo invece soltanto sperare di esserne usciti come eravamo prima. Esattamente quelli che eravamo prima. Se tale processo di ritorno alla normalità ante lockdown ci fosse stato negato, le conseguenze sarebbero state molto serie.

«Nei paesi democratici, il fallimento o la negazione di questo processo verrebbero percepiti come una violenta ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini. Le conseguenze sarebbero di carattere socio-economico e politico-ideologico: crisi del lavoro e radicalizzazione delle posizioni negazioniste nei confronti della pandemia e delle misure messe in atto per contrastarla. Entrambe sono già oggi visibili a occhio nudo».

Oggi, stiamo vedendo e con infinita lentezza iniziamo forse anche a capire come le società contemporanee siano una costruzione delicatissima. Non ci piace, però, vederlo e capirlo. Quindi, cosa facciamo? Creiamo l'angolo del castigo, dove costringiamo a mettersi le orecchie dell'asino chi esprime il proprio dissenso nei confronti delle (nuove) misure anti Covid messe in atto dai governi.

In quell'angolo finiscono tutti: i fantasisti convinti che il vaccino contenga un microchip o che sia del minestrone o addirittura veleno. E quelli che, invece, producono con la loro testa lucidi ragionamenti coerenti e con i quali dobbiamo confrontarci. Dovremmo. Invece no. Rifiutiamo anche questo. Sono bestie arrapate di cospirazioni.

È pericoloso, pensarla così.

Una società libera (nell'accezione più ampia, ma anche consapevolmente modesta dell'aggettivo) è fondata sul confronto.

Assistiamo, invece, allo scontro. Siamo soltanto agli albori di qualcosa che non abbiamo voluto e non vogliamo vedere arrivare.

Scriverlo (e ricordare di averlo scritto dall'inizio, in radicale contrasto con chi invece immaginava un dopo primo lockdown fatto di ortensie fiorite e società perfezionate, se non addirittura perfette) è un atto di resistenza.

O forse soltanto la celebrazione (senza dubbio l'autocelebrazione) di un cretino. Per come siamo messi.

(g. g.)