Il coraggio del ravvedimento

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Sarebbe sbagliato (anzi è sbagliato e ingiusto) ricordare l'ex segretario di Stato USA Colin Powell, morto oggi all'età di 84 anni, soltanto per la provetta esibita di fronte al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York, il 5 febbraio 2003.

Come fosse unicamente sua la colpa dell'invasione dell'Iraq che seguì quella sceneggiata.

La stampa (libera) di tutto il mondo se ne impossessò, assecondando l'urgenza di un intervento.

Anni dopo (e nemmeno tanti) Colin Powell definì la sua menzogna e le sue conseguenze (non c'erano armi di distruzione di massa in Iraq, a quell'epoca) una «macchia» su ciò che la sua vita avrebbe lasciato alla Storia.

La stampa non si scomodò mai. Non chiese mai scusa a nessuno per avere creduto a quella frottola e alla indispensabilità di quella guerra.

Pochissimo tempo prima dell'invasione dell'Iraq e in occasione della visita organizzata per la stampa internazionale allo stabilmento di Al Furat, poco fuori Baghdad, sospettato di produrre e celare armi chimico-batteriologiche, un grande inviato del New York Times urlò in faccia alle comparse irachene radunate lì dal regime (non avevano nulla da fare, non funzionavano nemmeno i computer di fronte ai quali sedevano): «Dove cazzo sono le armi di distruzione di massa? Tiratele fuori, per Dio!».

Gli rispose un silenzio immenso. Un'implorazione.

FdR c'era.

Così. Per dire come vanno le cose.