Avanti la tregua

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Si sta lavorando a una tregua fra Israele e il Jihad islamico palestinese nella Striscia di Gaza. Due riflessioni sull'ennesima crisi.

Il primo ministro israeliano Yari Lapid potrebbe avere avuto la sua breve guerra. Per il momento non ci sono certezze: un cessate il fuoco fra l'esercito israeliano e il Jihad islamico palestinese era stato annunciato per le ore 20 di questa sera (domenica 8 agosto), ma non è stato finora confermato. Una guerra breve (se sarà così) limitata alla Striscia di Gaza e al gruppo del Jihad islamico. L'attacco preventivo (così lo ha definito Israele, dichiarando di essere in possesso di informazioni su un'imminente azione da Gaza) ha una duplice valenza simbolica.

1. Potrebbe dimostrare (agli israeliani) che la linea del governo ad interim Lapid (già Bennett) funziona. Le sue direttrici contemplano la risposta militare a ogni azione ostile da parte dei gruppi armati palestinesi, combinata con una serie di alleggerimenti di carattere economico (in particolare permessi dati ai palestinesi della Striscia di lavorare in Israele) e zero concessioni politiche (leggi qui per l'analisi di Anshel Pfeffer su Haaretz).

2. Attaccare il Jihad islamico palestinese significa, indirettamente, attaccare l'Iran, che del gruppo militante (relativamente piccolo) è lo sponsor ufficiale. Lapid ha inteso dimostrare di essere determinato a farlo.

La tregua (per raggiungere la quale si sta adoperando anche Hamas, il padrone di Gaza, che si è tenuto lontano dagli scontri) dovrebbe entrare in vigore nelle prossime ore. Se reggerà, Yari Lapid potrà giocarsi la guerra breve e la tregua rapida in vista delle prossime elezioni, il 1° novembre. Agli occhi degli israeliani avrebbe dimostrato di sapere fare entrambe. Ma è il Medio Oriente e i tre mesi scarsi che mancano al voto sono più di un'eternità.

Da parte sua, il Jihad islamico potrebbe beneficiare (agli occhi di una parte dell'opinione pubblica palestinese) della sua linea intransigente nei confronti di Israele, laddove Hamas, questa volta, si è chiamato fuori, fuori anche dalla solidarietà fra gruppi combattenti.

I bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza hanno fatto finora 31 morti, fra i quali 6 bambini. I feriti sono più di 260. Israele ha comunicato che alcune delle vittime sono state causate da razzi lanciati dal Jihad islamico e ricaduti all'interno della Striscia. È impossibile verificare in modo indipendente queste informazioni.

(g. g.)

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