Non è un paese per vacche

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La vacca (o mucca) è stata da sempre in Svizzera simbolo di resistenza, o perlomeno di discernimento. Simbolo certamente discutibile, senza dubbio impropriamente preso a partito per una disparità di cause, condivisibili o meno, essa si è vista addirittura messa sul piedistallo di Guglielmo Tell, tanto da minacciarne l'autorità.

Oggi è cambiato tutto. Non ci sono più miti, in Svizzera.

Michael Ringier, editore del Blick, si schiera in un articolo dalla parte di Marc Walder, CEO dello stesso gruppo Ringier.

Lo scorso febbraio, Marc Walder aveva dichiarato in una conferenza videofonica di avere dato istruzioni alle redazioni di stare dalla parte dei governi in materia di lotta a Covid19. Governi uguale: quelli dei paesi in cui Ringier è editorialmente presente, Svizzera inclusa.

Nel testo in questione, Michael Ringier, rinviando a un tragico caso che sembrerebbe dovere servire da alibi a discarico, esorta i giornalisti (circa 8'000 in totale) a continuare così. Sull'onda del successo. Come se nulla fosse.

Come se stare dalla parte di qualcuno per partito preso meritasse una medaglia all'indipendenza.

Ringier è un editore privato. È libero di decidere ciò che vuole. Molti lettori condividono anzi la sua impostazione e quella di Walder in materia di informazione Covid19.

Inoltre: Marc Walder ha detto ciò che altri suoi colleghi non hanno avuto il coraggio di dire, nei media privati e in quelli pubblici.

E tuttavia.

La Svizzera non è più un paese per vacche.

Sembrerebbe nemmeno per giornalisti.

(g. g.)