Obbedienze

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Per quanto infragilita, e per quanto fosse radicalmente e da tempo in forse il suo coincidere con un venire a conoscere qualcosa, l'idea che potessimo compiere un'esperienza della realtà tollerata nelle rotte intraprese e nei suoi finali (e infiniti) attracchi, è in fase di ufficiale e storica sostituzione. Meglio l'obbedienza. Tenuto conto del suo manifestarsi (e insinuarsi) in una molteplicità di spazi del nostro stare-al-mondo, tanto vale usare il plurale.

Non gli abissi del dubbio e dello spaesamento, per dire la vertigine che entrambi producono. Le obbedienze, invece.

A che cosa, scusa?

A un'esperienza del mondo (compiuta, raccontata, mostrata, trasmessa, propinata) ormai disinteressata persino (se lo può permettere) a essere illusoriamente scambiata per molteplicità. Per la vita.

(g. g.)