Giornalismo ostetrico

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Grazie alla SonntagsZeitung oggi sappiamo che un figlio del presidente russo sarebbe nato in una clinica luganese. A naso, è un segreto di pulcinella. Se usiamo la testa, invece, è un'altra cosa.

Uno: è giornalismo da sala parto. Firmato da una testata che, in circostanze diverse, non perde un'occasione per rivendicare lo scorrimento di sangue blu nelle proprie vene e redazioni, in quantità sufficiente per ufficializzare la sua informazione quale affidabile chiave di lettura del mondo.

Due: è l'ennesimo mattone prestato all'edificazione di un racconto della guerra in corso in Ucraina teso a distrarci dalla ricerca e identificazione (e discussione) delle sue cause prime. Mettiamo le mani avanti, come esige il periodo che attraversiamo: capire non è giustificare.

Molto meglio restare avvolti nella fog of war, la nebbia della guerra.

Molto meglio il giornalismo praticato in reparto ostetricia, fra retorica e inquietudine ispirata a un vagamente suggerito determinismo genetico.

(g. g.)