La linea dura dell'ipocrisia

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Zurigo vieta i PublicViewings (schermi giganti) che avrebbero dovuto trasmettere le partite del Mondiale. È un segno di protesta contro il Qatar, spiega il Municipio. Peccato che la città sulla Limmat ospiti (e felicemente tassi) anche la Fifa, responsabile dell'attribuzione dell'evento al Paese arabo. Dal pallone al cannone, dal Qatar alla guerra in Ucraina spopola la linea dura dell'ipocrisia.

È come donare un franco a un'organizzazione caritatevole: ti fa sentire dalla parte giusta della vita.

Verboten!

Proibire un megaschermo in città diventa un'azione umanitaria. Ci scaldiamo per i diritti umani in Qatar, per la terrificante condizione degli operai stranieri, ma anche con il gas liquefatto dell'emiro Al Thani.

Trascurabilia.

È la linea dura dell'ipocrisia.

La stessa che ci ha portati a credere che non si dovesse cercare a tutti i costi di evitare o fermare la guerra in Ucraina, ma che, al contrario, essa andasse sostenuta, e ancora oggi nutrita nella fittizia chiave resistenziale applicata alla realtà dei fatti, comunque trascurati (sono uno slogan) e quindi facilmente prestabili all'appagante versione dello scontro fra buoni e cattivi, savi e malati di mente.

Così, ci siamo consegnati all'illusione di una causa da sostenere per non dovere ammettere che siamo stati presi per i fondelli.

Vi ricordate «Fuck the EU»?

Era il 2014.

Avremmo avuto tutto il tempo per capire dove Russia e Stati Uniti stavano andando e per metterci in mezzo.

E invece?

Abbiamo scelto la linea dura dell'ipocrisia: soltanto per celare che non abbiamo alcuna linea, in questa tragica guerra.

In luogo dell'asservimento a una visione ossessiva dei rapporti di forza fra nazioni, secondo la quale uno comanda e gli altri obbediscono, avremmo potuto osare, almeno, almeno in Europa, Svizzera inclusa, l'intuizione dell'alternativa.

(gianluca grossi)