Quando finisce una guerra?

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Il 30 luglio del 2006, l'aviazione israeliana bombardò una casa di due piani nel villaggio di Cana, nel sud del Libano, causando la morte di una trentina di civili, donne e bambini. Il 14 agosto entrava in vigore un cessate il fuoco fra Israele e Hezbollah mediato dalle Nazioni Unite. Furono le immagini di quel massacro, che anche FdR girò sul posto, più forti della guerra? Perché non succede con quella in Ucraina?

Sarebbe bello se un'immagine costringesse le parti in guerra a finirla. Israele e Hezbollah decisero di dare un taglio a quella che stavano combattendo da poco più di trenta giorni. Non fecero la pace, ma smisero di bombardarsi.

Che siano state le immagini di quei civili?

Israele aveva recato una distruzione immensa al Libano (morti e infrastrutture a pezzi), sebbene (o forse proprio per questo) mancasse di intelligence circa le postazioni di Hezbollah, che aveva messo tutte le sue unità sotto terra, nei bunker.

Israele giustificò il bombardamento della casa di Cana spiegando che da lì Hezbollah aveva lanciato dei missili usando una postazione mobile.

Non ci sono prove indipendenti, ma non è nemmeno da escludere che possa essere andata così.

Cambierebbe qualcosa? In meglio, in peggio? In termini di sopportabilità?

Di nuovo: sono state le immagini dei corpi dei bambini e delle donne estratti da sotto le macerie della casa distrutta e poi messi in fila, uno dopo l'altro dentro sacchi di plastica, fuori dall'ospedale di Tiro a fermare la guerra?

Un mio amico libanese fotografo freelance è convinto che la guerra finisca quando non ci sono più soldi, quindi quando non ci sono più armamenti. Ha visto di tutto e la sua opinione va ascoltata.

Io credo che sì, quelle immagini di donne e bambini avvolti nella plastica e allungati sul piazzale del povero ospedale di Tiro contribuirono a spingere tutti, parti in causa incluse, a concludere che la crudeltà avesse ormai ceduto la scena all'assurdità.

L'essere umano si ferma non di fronte alla crudeltà, ma all'assurdità. Di fronte all'assurdità sì.

Era inevitabile (nella logica della guerra, che ne ha sempre una, ma è la sua logica, non quella degli umani) che la Russia avrebbe risposto al sabotaggio del ponte con la Crimea. La guerra parla una sua lingua. È indispensabile impararla per leggerla e capirla.

I civili ucraini morti sotto le bombe russe: dovrebbero spingerci a fermare tutto. Eppure: non succede. Perché?

Perché siamo convinti che questa guerra abbia un senso: lo siamo noi occidentali e lo sono i russi

Siamo tutti ancora all'interno della logica della guerra. Gli occidentali lo sono ambiguamente, però: chiedono che continui, ma denunciano i crimini che in essa vengono perpetrati.

Possibile?

Sì, possibile.

E perché?

Perché siamo dentro la logica della guerra, ma non la capiamo. Siamo dentro ipocritamente: ci va bene la guerra, purché venga combattuta senza crimini.

Ecco: una guerra finisce (può finire) soltanto quando ci viene sbattuta in faccia l'assurdità. L'assurdità della sua logica e quella della nostra vuota ambizione che aspira a una guerra digeribile alle otto di sera, quando ci mettiamo a tavola, e alle sette di mattina, quando facciamo colazione.

Succede che sia un'immagine a sbatterci in faccia l'assurdità.

Ma non sempre basta, un'immagine.

(gianluca grossi)