Sapere la guerra
© 2022 FdR
Ti fai un giro e le cose sembrano uguali. Uguali a prima. Macchine, scooter e mocassini, gente che viene, che va. Sandali. Zeppe.
Pedicure.
Manicure.
Sciure che urlano, da un lato all'altro della strada: «Will you come next week?». All'aperitivo delle 11.30, si capisce. Vedere se mancano:
«Yep, we will!».
I sciuri uguali, uso colla: «Yeah, we too!».
Palancati da paura. Non è colpa loro. Se li meritano, i danee. Hanno attraversato con il rosso e senza traffico: la vita messa al suo massimo repentaglio.
Ah!
Siamo fatti così.
Richard Hass, in un articolo che Foreign Affairs lancia nella sua newsletter di oggi, definisce questo periodo: il decennio pericoloso («The Dangerous Decade»). L'idea è che esistano decenni in cui nulla accade e altri in cui accade il pandemonio.
Sbaglia: negli anni in cui apparentemente nulla accade si prepara ciò che accadrà nei successivi. Il problema è che siamo distratti. Non vediamo le cose arrivare.
Non abbiamo ancora visto nulla, in questo decennio. C'è un odore che il peggio verrà. Non per tutti, si capisce. E come sempre.
La reazione occidentale all'invasione militare russa dell'Ucraina è disastrosa, per gli europei (svizzeri idem) e per gli ucraini stessi. Anche qui: non per tutti.
Prova a dirlo. Vedere la fine che fai.
È un ricatto gigantesco.
Per quel poco che serve, ha un senso resistergli.
Non c'è come sapere la guerra per trovare il coraggio.
(g. g.)