Il senso della Storia

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Mai come di fronte a una guerra è indispensabile ricorrere al senso della Storia. Non soltanto per capirla, ma anche e soprattutto per fermarla. E mai come di fronte a una guerra è indispensabile la fedeltà al pensiero critico e alla libertà di coltivarlo.

Attendiamo di conoscere se la Polonia otterrà dalla Germania l'autorizzazione per l'invio di 14 carri Leopard 2 all'Ucraina e di capire che cosa farà Berlino con le 19 unità, finora utilizzate nella parte del nemico durante le esercitazioni sul terreno, che potrebbero essere consegnate a Kiev. Fonti stampa stimano a 100 i carri pesanti made in Germany che potrebbero raggiungere il fronte della guerra. Non sarebbero comunque un contributo tattico serio.

In visita nella capitale ucraina, l'ex primo ministro britannico, Boris Johnson, ha fatto sapere che sono centinaia i carri armati necessari per fare la differenza. Fonti militari ucraine lo hanno detto prima di lui. Siamo lontani dalle centinaia.

Gli ideali vengono prima di tutto, il portafoglio però anche: la Polonia ha già dichiarato che intende chiedere all'Unione Europea di essere compensata per la fornitura dei Leopard 2 prelevati dal suo arsenale attivo. Dovrebbero essere sostituiti dai carri pesanti(ssimi) Abrams, costruiti dagli Stati Uniti. Anche qui: vanno bene gli ideali, ma se il portafoglio segue, o addirittura precede, vanno addirittura meglio.

L'isteria bellicista politico-mediatica che si sta consumando nelle cancellerie europee e nelle redazioni (anche svizzere) ha messo il governo tedesco in una situazione delicatissima: ricordare la Storia oppure ignorarla. Carri tedeschi di nuovo impiegati al fronte contro l'esercito russo significherebbero ignorare la Storia.

«Gli alleati della Germania la stanno spingendo verso l'errore», scrive lo storico e antropologo francese Emmanuel Todd.

Quale errore? In sostanza questo: costringere Berlino a schierarsi sul terreno dalla parte di Kiev con armi di offesa pesanti (Leopard 2) «renderebbe impossibile la riconciliazione fra Germania e Russia, che è una delle vie d'uscita da questa guerra» (Emmanuel Todd).

Se ciò avvenisse, l'inevitabile e seppure ancora lontano dopo-guerra vedrebbe esclusa la sola nazione europea capace (storicamente e geograficamente) di cucire Oriente e Occidente dell'Europa, di intuire gli arcani di una loro possibile (e imprescindibile) convivenza.

«Siamo incapaci di recuperare un minimo di senso storico – scrive Todd – per comprendere che cosa significherebbero dei carri armati tedeschi sulle pianure dell'Ucraina».

Siamo incapaci di un minimo di senso storico, scriviamo noi, nella lettura di questa tragica guerra e, in particolare, nella ricerca mai davvero e mai seriamente iniziata delle sue cause: ciò costituirebbe la premessa per la sua risoluzione.

In realtà, è proprio l'annientamento di questo senso della Storia che si vorrebbe ottenere attraverso il coinvolgimento più attivo, e addirittura definitivo della Germania nella guerra in Ucraina. Coinvolgimento da intendere nella dimensione simbolica del gesto, va ripetuto, piuttosto che in quella pratica dei numeri relativi ai carri forniti, che restano irrisori di fronte alle necessità tattiche ucraine.

L'azzeramento del senso della Storia reca con sé l'azzeramento del senso della riflessione. Quest'ultimo in nulla equivale o anche soltanto assomiglia a uno schieramento con la Russia, sebbene l'euforia bellicista politico-mediatica compia sforzi immensi per farcelo credere. Non equivale nemmeno, d'altra parte, a credere che la guerra in Ucraina sia scaturita esclusivamente da circostanze per le quali l'Occidente (Stati Uniti ed Europa al seguito) non recherebbe alcuna responsabilità.

Il senso della riflessione è fedeltà al proprio pensiero critico e alla libertà di potere continuare a coltivarlo.

(gianluca grossi)