La realtà mai

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Se alziamo il braccio sinistro davanti alla fotocamera del nostro smartphone è il destro che siamo convinti di alzare. Quando scattiamo la fotografia e la osserviamo ridiventa braccio sinistro. Però sta sulla parte destra del display. Qual è l'immagine vera? Più vera? La guerra è pace. La morte è vita. Da applicare, per credere, alla realtà.

Siamo persi dietro alla guerra in Ucraina, certi, convinti che sia giusto sostenere il Paese aggredito con le armi. Se ci credessimo sul serio, dovremmo perlomeno confrontarci con l'imbarazzo che genera l'avere dimenticato tante altre cause. Da questo smemoramento dovremmo maturare il sospetto di essere finiti in una trappola.

Proviamo disperazione per i morti annegati di fronte a Crotone. La proviamo in modo genuino, ma altresì con triplice ipocrisia. Prima: è il prezzo che li abbiamo costretti a pagare (i superstiti) per essere accolti in Europa. Seconda: è l'illusione alla quale li ha spinti a consegnarsi (superstiti e annegati senza differenza) la flottiglia di bravi ragazze e ragazzi pronti a salvarli nel Mediterraneo, quasi fossero sempre nella condizione di farlo e quasi lo fossero sempre tutti. Terza: è la vita. Ci confronta con un immenso dolore di fronte al quale, se ne abbiamo il tempo, riusciamo a formulare soltanto una domanda: «Perché tocca a me?».

Nell'assenza di una risposta, cosa resta?

Forse e almeno la consapevolezza che la realtà è un'immagine: capovolta, poi rigirata, poi capovolta di nuovo.

Dritta ci riesce di osservarla soltanto rinunciando a farla assomigliare a quella che ci piacerebbe (tanto) che fosse. Quasi mai, quindi.

(g. g.)