Dove Ignazio Cassis sbaglia

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Sulla Neue Zürcher Zeitung di oggi il Ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis scrive un articolo dal titolo: «Dopo il 7 ottobre in Svizzera non c'è spazio per l'antisemitismo». Ha ragione da vendere. Ma sbaglia su tutto il resto.

Cominciamo con il dire dove il Consigliere federale Cassis ha ragione: «Für Antisemitismus hat es in der Schweiz keinen Platz». Nel senso in cui la Svizzera e le sue istituzioni, e anche una buona fetta della sua popolazione, non tollerano l'antisemitismo, vale a dire nessuna forma di violenza, fisica o verbale, nei confronti degli ebrei, che siano questi ultimi residenti o meno nel Paese.

Ha inoltre ragione Ignazio Cassis ricordando il tragico 85esimo della Notte dei Cristalli. «Nie wieder», cioè Mai più, non può essere soltanto una formula vuota: deve incarnare un atteggiamento individuale e collettivo.

Il Consigliere federale Ignazio Cassis sbaglia, tuttavia, riservando, nel suo articolo, meno di una riga a ciò che sta subendo la popolazione della Striscia di Gaza: «Auch das Leid der Palästinenser darf nicht verdrängt werden» (Nemmeno la sofferenza dei palestinesi va rimossa).

Il Ministro usa, per l'occasione, un termine tecnico della psicanalisi: rimozione. C'era posto, e pour cause, per un'altra parola, che nel suo testo altrove utilizza: la parola memoria. Avrebbe quindi potuto scrivere, in modo molto più esplicito e coraggioso, che anche la sofferenza dei civili palestinesi, in questa occasione particolare almeno, va ricordata.

Il fatto che il Consigliere federale spieghi che la Svizzera ha deciso di portare a 90 milioni di franchi l'aiuto «alle numerose vittime della regione» («für die zahlreiche Opfer in der gesamten Region») rende soltanto più ambigua questa allusione: perché non chiamare civili palestinesi innocenti i bambini, le donne, gli uomini non combattenti e gli anziani che stanno morendo sotto le bombe israeliane a Gaza?

Sbaglia il Consigliere federale Ignazio Cassis nel non concedere, nel suo articolo, spazio alcuno all'implorazione per un cessate il fuoco nella Striscia. Un Ministro degli esteri svizzero ha il dovere di farlo, di chiedere, di esigere un cessate il fuoco, di fronte alle immagini e alle notizie che ci giungono.

E, infine, sbaglia Ignazio Cassis nel suggerire, in modo ambiguo e trasversale, che ogni tentativo di applicare la ragione critica alla realtà a partire dal massacro del 7 ottobre commesso da Hamas, nonché alla successiva offensiva militare di Israele nella Striscia di Gaza sia in odore di antisemitismo.

Non lo è, signor Ministro.

Glielo posso garantire avendo vissuto e lavorato come reporter molti e molti anni in Israele, e per avere trascorso notti intere a parlare di questo con i miei colleghi israeliani. Abbiamo sempre discusso senza filtri e in modo acceso, addirittura infuocato. La polemica è così: questo mi hanno insegnato gli anni trascorsi con gli israeliani, e per questo li ringrazio.

Oggi, però, siamo ancora amici.

gianluca grossi


Aggiornamento del 10 novembre // Nael Ghaboun, in un messaggio che ci manda da Gaza, scrive: «It's a tragedy», è una tragedia. Migliaia di abitanti di Gaza hanno abbandonato oggi Città di Gaza diretti verso il sud della Striscia. «Nessuno - aggiunge Nael - potrà occuparsi di loro. Dove si sistemeranno, dove dormiranno?».


L'articolo del Consigliere federale Ignazio Cassis è nel frattempo stato pubblicato anche in italiano. con le stesse lacune della versione originale in tedesco. Acolta gli aggiornamenti da Gaza di Faccia da Reporter.

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