Reduci inconsapevoli

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La ricerca medica ci spiega che a soffrire del disturbo da stress post traumatico da guerra non sono soltanto i reduci e i giornalisti al fronte, bensì anche i loro colleghi che la raccontano dalle redazioni guardando le immagini e leggendo i dispacci. Manca uno studio dedicato agli effetti che la guerra ha sul pubblico esposto al suo racconto. In particolare alla sua estetizzazione. Sono devastanti. Per questo sono taciuti.

Facciamo tutti finta di niente. Al massimo, ma proprio al massimo, tastiamo il terreno per sapere (sebbene non ci interessi sul serio saperlo) che cosa pensano i colleghi in ufficio, l'amica con la quale giochiamo a tennis, la coppia con figli con la quale trascorriamo la domenica o quella del piano di sopra che i figli sta cercando di farli.

Non ne parliamo, o ne parliamo poco. Per due ragioni.

La prima: perché abbiamo capito che l'argomento può condurre alla cancellazione di amicizie che credevamo eterne. Non siamo capaci di convivere con opinioni diverse dalle nostre.

La seconda: perché il tema ci costringe a confrontarci con l'esistenza di un conflitto che penetra in profondità nelle nostre esistenze e le scuote, violentemente, sebbene facciamo di tutto per conservare la consapevolezza che esso sia lontano.

Diversamente dalla “guerra contro il terrorismo” scatenata dagli Stati Uniti e dai loro alleati in seguito all'11 settembre 2001, la guerra fra Ucraina e Russia si distingue in virtù di un elemento che allora mancava: la sua estetizzazione, vale a dire la sua trasformazione in una guerra bella, gloriosa, luminosa, eroicizzante e, infine, salvifica.

In seguito al 2001 abbiamo creduto che l'invasione dell'Afghanistan e dell'Iraq fosse una reazione giustificata. Ci servì un po' di tempo per capire che era, in realtà, un disastro.

Oggi, confrontati con la guerra in Ucraina, ci neghiamo questa conclusione. Va combattuta, va combattuta! Siamo esposti a una narrazione estetizzante dei campi di battaglia. È bello ciò che vi accade, prima ancora che giustificato e necessario.

È bella la morte degli uomini al fronte, è bello il loro sacrificio, bello il ritorno nelle braccia delle fidanzate di giovani combattenti amputati, ma per fortuna subito provvisti di protesi futuristiche.

È ciò che leggiamo e vediamo un po' ovunque, dal web alla carta, dai media ai social.

La realtà vera della guerra viene così cancellata attraverso la finzione di un evento esteticamente guardabile. Quindi fintamente guardabile!

Dovere convivere ogni giorno con l'idea, ripetuta a più non posso ovunque e senza che si alzi una sola voce a contraddirla, che la guerra sia ormai e definitivamente una cosa bella, produce uno stress post traumatico al quale è esposto anche chi è lontano dalla battaglia e dalle trincee, costretto com'è a dare credito a questo suo mistificante racconto.

Nessuno se ne è fino a oggi interessato.

Quando finirà la guerra combattuta in Ucraina, saranno suoi reduci anche gli svizzeri, gli europei e gli occidentali.

Reduci inconsapevoli.

(gianluca grossi)

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Unconscious veterans