È la guerra, che tanto ci piace

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La ricostruzione fatta dal New York Times del massacro al mercato della città ucraina di Kostiantynivka, che il 6 settembre causò la morte di almeno 15 civili, capovolge la versione dei fatti che da subito era stata data per buona. Non sarebbe stato un missile russo a colpire, bensì uno lanciato dall'esercito di Kiev, forse finito fuori rotta. Cambia qualcosa?

Da un'attribuzione di responsabilità all'altra. Prima i russi, subito definiti «terroristi» dal presidente ucraino Zelensky. Oggi sarebbero stati, invece, gli ucraini, e ci si augura “per sbaglio”, a colpire il mercato e tutta quella povera gente.

Il New York Times ha fatto un ottimo lavoro di giornalismo contemporaneo: un misto di attività svolta dai suoi reporter sul terreno e da quelli che, invece, sono rimasti dietro la scrivania della redazione, affiancati da analisti e specialisti.

Peccato che ci si fermi a questo. Peccato che ci si accontenti di sapere chi è stato. È un sotterfugio: ci permette di convivere con la guerra.

Altra cosa sarebbe concludere che è stata la guerra a provocare i poveri morti di Kostiantynivka, e tutti gli altri, su entrambi i fronti.

Quella guerra che in così tanti vogliono e sostengono e anzi, ancora, definiscono una cosa bella ed eroica.

(gianluca grossi)