Il coraggio è contro la guerra

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Ammetto di avere faticato a identificare il presidente statunitense Joe Biden fra gli ultracentenari reduci dello sbarco in Normandia di 80 anni fa. Mentre rendo onore a questi ultimi presenti alle celebrazioni in Francia, alzo una tenace barricata del pensiero contro le parole del presidente USA: trascinano un'Europa smarrita e plaudente verso l'abisso di una nuova guerra. Nel silenzio generale di tutti. Svizzera inclusa.

Secondo Joe Biden, l'impegno bellico per l'Ucraina «riecheggia la battaglia per la libertà del D-Day».

Gli applausi dei leader europei rendono la frase ancora più terrificante: se è da prendere sul serio, allora non può che condurre a una guerra allargata.

Non dovremmo, forse, avere il coraggio di combatterla fino in fondo, contro la Russia, chiederà qualcuno?

No, rispondo io. Il coraggio, oggi, sta di casa altrove: sta nello smontare questa indigeribile e ossessionata retorica guerresca che proviene dagli Stati Uniti e che l'Europa, supinamente, ripete riverberandola.

Com'è possibile?

È possibile soltanto se accettiamo di credere – commettendo un errore immenso – che alla guerra si possa rispondere soltanto con la guerra e che quella che si sta tragicamente consumando in Ucraina non sia figlia di cause delle quali l'Occidente porta devastanti responsabilità.

Che, poi, la presidente della Confederazione elvetica Viola Amherd abbia dichiarato, come ha dichiarato, che la Russia non è stata invitata alla conferenza delle Birkenstock perché da tempo avrebbe detto di non volere partecipare, consegna definitivamente l'iniziativa della Confederazione alla categorie delle bolle di sapone.

Il coraggio, oggi, è di chi osteggia la guerra e così farà fino all'ultimo. E dopo ancora. Su tutti i fronti.

È pavido, invece, chi inneggia alla guerra.

(gianluca grossi)

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Courage is aganist war