Algoritmi del tempo

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Succedono cose strane.

A Berlino ho scritto un Senso del taccuino, con il titolo Meglio dal basso.

Il racconto affronta due temi: l'impossibilità di provare interesse nei confronti degli esseri umani se osservati dall'alto e la formulazione dell'ipotesi secondo la quale, camminando in una città, i pensieri degli altri si intreccino con i nostri e viceversa.

Tornato da Berlino, ho riguardato, senza che lo avessi deciso, quindi così per caso, il film Il cielo sopra Berlino.

C'è un passaggio nel quale uno degli angeli riconosce l'insufficienza dell'Herabschauen (quindi: del guardare dall'alto) se paragonato, quale punto di vista, allo Zuschauen, che nel Taccuino in questione è definito quale visione orizzontale.

Prima cosa strana.

La seconda è questa: gli angeli che nel film si aggirano per Berlino riescono a percepire i pensieri delle persone. Ne parlo nel Taccuino, ma senza ricordare il film, per il semplice motivo che non me lo ricordavo. Lo avevo guardato 22 anni fa, quando era uscito. Me lo ero dimenticato.

Davvero?

Che cosa è successo nella camera d'albergo dove ho scritto il Taccuino? Quale sonda si è messa a scandagliare i depositi della mia memoria? Quale macchina del tempo ha creato la sincronizzazione di un'esperienza trascorsa con una riflessione del presente?

Chi ha scritto quel Taccuino? La memoria? Wim Wenders? Peter Handke? Bruno Ganz?

A chi appartengono le cose che rivendichiamo come nostre?

E gli algoritmi del tempo. Gli algoritmi del tempo: quale potere hanno su ciò che pensiamo?

Sulla nostra esperienza della vita?