Gli atelier dell'esilio

© 2018 FdR (per concessione Association des Amis de la maison rouge)

L'Association des amis de la maison rouge, in collaborazione con alcune personalità del mondo dell'arte hanno lanciato il progetto Portes ouvertes sur l'art contemporain syrien. Si tratta di una serie di visite agli atelier degli artisti siriani attivi a Parigi e dintorni, allo scopo di conoscerli e scoprire da vicino le loro opere.

FdR ha intervistato Véronique Pieyre de Mandiargues, presidente dell'Association des amis de la maison rouge.

FdR: Com'è nata l'idea di aprire al pubblico gli atelier di Parigi nei quali lavorano artisti siriani?

Véronique Pieyre de Mandiargues: È nata da un incontro e dalla voglia di reagire di fronte agli avvenimenti tragici che coinvolgono la Siria. Sostenere gli artisti siriani che vivono in esilio a Parigi è un modo per non restare passive, al contrario: di agire in un ambito, quello artistico, che è il nostro. La soluzione più semplice da realizzare ci è subito parsa quella di organizzare delle visite agli atelier degli artisti siriani che vivono a Parigi o nei suoi dintorni. Queste porte aperte hanno permesso di scoprire e di fare conoscere il lavoro di più di una ventina di artisti, e questo sia agli addetti ai lavori, sia ai curiosi, ai vicini, agli abitanti dei quartieri.

FdR: A Parigi c'è una novità, l'Atelier des artistes en exil. Ce ne vuole parlare?

Véronique Pieyre de Mandiargues: È un luogo unico a Parigi, è stato aperto lo scorso mese di settembre. Accoglie artisti di tutte le discipline e origini, offrendo loro un posto in cui lavorare e un accompagnamento personalizzato, come ad esempio corsi di francese, assistenza amministrativa, uscite culturali eccetera.

FdR: La guerra costituisce un denominatore comune per questi artisti siriani?

Véronique Pieyre de Mandiargues: La realtà è più complessa, e questo è appassionante. Dietro ciascun “artista siriano” c'è una storia individuale, un percorso unico che prendono forme estremamente diverse nella creazione artistica. L'arte può svolgere la funzione di sfogo, d'espressione, di rivolta, come è il caso di Khaled Dawwa, Leïla Murayid, Walid Al Masri o Walaa Dakak. L'arte può costituire anche una sorta di rappacificazione, anche se capita più raramente, come per Ola Abdallah e Reem Yassouf.

FdR: Fare conoscere gli artisti siriani, attraverso la vostra iniziativa, può influenzare la visione che i francesi hanno degli immigrati siriani?

Véronique Pieyre de Mandiargues: Le visite agli atelier sono un primo passo che ci ha già permesso di sensibilizzare numerosi esponenti importanti della scena artistica parigina. Noi andremo avanti: con dei progetti di esposizione e di colloqui a partire dal gennaio 2019. L'idea è di integrare questi artisti, che vivono fra di noi, nel mondo dell'arte e, più in generale, nella società.

FdR: Ha già notato dei cambiamenti?

Véronique Pieyre de Mandiargues: Bisognerebbe chiederlo agli artisti stessi. La nostra impressione è che oggi né il pubblico, né il mondo dell'arte parigino, a parte alcune rare eccezioni, ha un'idea precisa di chi siano gli artisti siriani in Francia o come sia il loro lavoro. Ecco perché un'iniziativa come la nostra è importante, e lo è ogni iniziativa che voglia farli conoscere.

(Intervista di r.c.)