Giornalista sarà lei!

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In un articolato editoriale pubblicato oggi a firma del suo direttore, la NZZ affronta la crisi del giornalismo contemporaneo, confrontato con l'ambizione dei social a sostituirsi a quella che potremmo definire la verità calata dall'alto.

A giusto titolo, Eric Gujer sostiene che il racconto giornalistico del mondo nella sua funzione di restitutore di fatti, fonte di domande (scomode) e propulsore di possibili letture della realtà trova la sua contemporanea legittimazione e reinvenzione nella capacità di (e disponibilità a) considerare i suoi destinatari alla stessa altezza.

Il pubblico non è una massa di subordinati da informare.

Aggiunge FdR: i destinatari del racconto giornalistico sono un corpus fatto di aspettative, curiosità e, anche, di convinzioni (e perché no di preconcetti) con il quale mettersi in una relazione elastica, che è un sinonimo di democratica: senza abdicare al proprio sguardo sul mondo, bensì fortificandolo in particolare attraverso l'attenzione riservata a chi non lo condivide.

In questa relazione, trovano allora spazio le domande che, nella fretta di attribuirle al senso comune (invece che riconoscerle al buon senso), rischiamo di non farci (e spesso non ci facciamo).

Un esempio?

Quelle che ci stiamo ponendo un po' tutti sulla tragedia del volo PS 752, precipitato a Tehran poco dopo il decollo il 9 gennaio.

Le trovate in Evidenza.