La fine del giornalismo ufficiale

© 2023 FdR / NAEL GHABOUN

Dalla Striscia di Gaza riceviamo notizie soltanto attraverso i giornalisti palestinesi sul posto. Non c'era nessuno dei “nostri”, dei giornalisti occidentali prima del 7 ottobre. Erano impegnati altrove. La Striscia? Dorme. Era questa la risposta delle redazioni. Basta per farci dubitare dei numeri dei civili uccisi? No, non basta. Sebbene qualcuno provi a dubitare.

Faccia da Reporter propone a chi lo legge aggiornamenti quotidiani dalla Striscia di Gaza grazie a Nael Ghaboun, un giornalista palestinese con cui Gianluca Grossi ha lavorato per anni. Oggi, Nael non è raggiungibile via WhatsApp. Gli abbiamo scritto un messaggio:

«Are you OK?».

Nessuna risposta.

Alle 15.58 di oggi risponde: «Yes».

Quando gli ho chiesto se avesse nuove immagini mi ha risposto:

«We have some bad news. Close relatives killed last night. I was busy looking for more information about them».

Dipendiamo dai giornalisti palestinesi nella Striscia, come, a un certo punto della guerra in Siria, dipendevamo dai giornalisti locali, poiché per le testate internazionali era diventato troppo pericoloso mandare i propri inviati.

Cosa fare? Credere loro? Non credergli?

Non credere loro ci costringerebbe a credere a una parte soltanto di questo conflitto, che ha i civili quale obiettivo principale della sua campagna militare. Possibile credere a una parte soltanto? No.

Mai lo sarebbe, e soprattutto non lo è mai in guerra.

Attendiamo, quindi, che ci ricontatti Nael e ci mandi uno dei suoi dispacci.

Gaza segna la fine del giornalismo ufficiale, quello cosiddetto scolastico, del quale tanto andiamo (andavamo) fieri in Occidente. Era giornalismo distratto.

Sì, Gaza segna la sua fine.

(gianluca grossi)