Non contano un dattero

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Qualsiasi sarà la risposta dell'Iran all'assassinio a Tehran di Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, e qualsiasi sarà la risposta di Hezbollah all'eliminazione a Beirut del suo comandante Fuad Shukr, Israele si dovrà leccare qualche ferita, e magari anche profonda, ma a farne le spese saranno, ancora e per primi, i palestinesi. A nessuno importa un dattero di loro.

In questo scenario di vendetta imminente, intesa quale risposta a una vendetta venuta prima e quale ripetizione ad nauseam del già visto nei decenni scorsi sui diversi fronti del Medio Oriente, l'interrogativo se ciò condurrà a una guerra totale nella regione è, una volta ancora, soltanto l'ipocrita rimozione del destino toccato e che toccherà in futuro ai palestinesi.

Se da una parte Israele spinge il mondo a credere che, una volta eliminato Hamas, la Striscia di Gaza e il resto dei Territori occupati conosceranno un nuovo, positivo destino (bugia!), dall'altra la belligeranza dell'Iran e dei suoi affiliati regionali, Hezbollah in prima linea, si nutre della “questione palestinese” per mascherare l'interpretazione apocalittica (non meno apocalittica di quella israeliana) dei rapporti di forza nella regione.

Nei prossimi giorni pagheranno un po' tutti, non c'è dubbio, ma pagheranno soprattutto i palestinesi, come sempre.

La logica del sangue che chiama il sangue è una costante della navigazione del reale di cui è capace l'essere umano.

Chiamarla superata e così denunciarla costituisce (costituirebbe) il solo e autentico gesto di resistenza.

Lo scrivo per esperienza diretta della regione. E per disperazione.

Se soltanto esistesse l'Europa, e se avesse fatto i conti con la sua Storia, potrebbe incarnare questa resistenza. Lei sola potrebbe.

(gianluca grossi)

 

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They count for nothing