Fantapolitica? No, Medio Oriente

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Per essere capita, la cronaca delle ultime ore in Medio Oriente va letta in senso antiorario. L'uccisione di Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, è cronologicamente successiva all'uccisione di Fuad Shukr, comandante militare di primissimo piano di Hezbollah. In realtà, Haniyeh era l'obiettivo principale di Israele.

Per tre motivi.

Il primo: la sua morte fornisce al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu un risultato da “vendere” all'opinione pubblica israeliana e alla sua coalizione di governo ultrareligiosa e ultranazionalista, nel collaudato stile dell'eliminazione mirata di obiettivi umani ritenuti ostili.

Il secondo: la scomparsa di Haniyeh priva Hamas del suo esponente politicamente più in vista, personaggio coinvolto nei negoziati sul rilascio degli ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza, nonché dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele. Per quanto possa apparire contrario a ogni logica o interesse umanitario, questo ultimo aspetto alleggerisce la pressione sul premier Netanyahu e sul suo governo, della serie: con Hamas non si può negoziare, anche perché con i morti è impossibile farlo. Le famiglie degli ostaggi dovranno farsene una ragione.

Terzo motivo (ma non ultimo): l'eliminazione di Haniyeh a Tehran costringe i vertici politici e militari iraniani a valutare con estrema cura se la risposta militare che dovrebbe servire loro per “salvare la faccia” rechi con sé anche la responsabilità di una dichiarazione di guerra totale nella regione.

Come leggo i fatti delle ultime ore in Medio Oriente?

L'assassinio di Fuad Shukr nella periferia meridionale di Beirut - costato la vita a cinque civili, fra i quali anche una madre e i suoi due figli piccoli - è avvenuto prima nel tempo, ma politicamente e mediaticamente è passato in secondo piano dopo l'annuncio della morte di Haniyeh a Tehran.

Un po' tutti si aspettavano l'annunciata rappresaglia di Israele dopo la morte di 12 bambini drusi a Majdal Sham, sulle alture siriane del Golan occupato. Tel Aviv ha attribuito a Hezbollah (che però nega ogni responsabilità) la responsabilità del razzo caduto sul campo di calcio. Ancora ieri sera, subito dopo l'attacco contro l'alto esponente militare di Hezbollah, le Forze armate israeliane hanno rilasciato un comunicato che lasciava intendere come esse considerassero chiusa la questione “bambini drusi uccisi” e conclusa la relativa rappresaglia.

Non è da escludere – e anzi ritengo che sia andata proprio così – che ciò possa avere contribuito a fare abbassare il livello di allarme e di guardia agli attori regionali direttamente coinvolti nel conflitto con Israele, in particolare all'Iran, che ospitava proprio Haniyeh in occasione dell'insediamento del nuovo Presidente.

Come scrivevo il 23 luglio, i bambini morti a Majdal Sham non contano nulla in questa nuova fase del conflitto fra Israele, l'Iran e i suoi affiliati regionali. Sono, al massimo, serviti da pretesto a Israele per truccare le carte.

Il vero obiettivo era il leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Fuad Shukr, sebbene fosse un esponente militare di primissimo piano di Hezbollah, è stato un diversivo. E come tutti i diversivi, è venuto prima nel tempo.

Un'ultima annotazione.

Fuad Shukr era ricercato dagli Stati Uniti con una taglia da 5 milioni di dollari per ogni segnalazione e informazione per il ruolo avuto nell'attentato del 1983 a Beirut, costato la vita a quasi 300 soldati statunitensi.

Non è da escludere che in cambio di questo “favore” facilmente mimetizzabile nell'attuale contesto regionale, la Casa Bianca abbia autorizzato Israele a eliminare Haniyeh a Tehran, sebbene Washington assicuri di essere stato tenuto all'oscuro di tutto.

È fantapolitica?

No. È il Medio Oriente.

(gianluca grossi)