Il corpo degli altri
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© 2025 FdR / RESY CANONICA
Un'Europa che ha smarrito il senso della tragedia versa lacrime di coccodrillo per la possibile intesa sull'Ucraina fra Stati Uniti e Russia. Governanti avvezzi a definire eroi e non vittime i giovani caduti sui campi di battaglia, si dicono scandalizzati per i termini dell'ipotetico accordo. Dimenticano che la pace la dettano i vincitori. Anche quando non è giusta.
Sono costretto a ripetermi: sull'Ucraina hanno scherzato. Tutti e fin dall'inizio. Scritto il 22 giugno 2022, a scanso di equivoci. Ciò non rende più vere le mie parole, ma attesta, nella coerenza dello sguardo su questo teatro di guerra, la pietà che provo per il popolo ucraino. Essa non basta, tuttavia, a sollevarlo dalle proprie responsabilità, poiché anche le vittime portano le loro. Fra le più ingombranti c'è l'avere creduto che agli Stati Uniti del presidente Joe Biden importasse qualcosa dell'Ucraina.
Non gli importava un fico secco. Biden e la sua amministrazione erano mossi da una – peraltro documentabilissima – ossessione anti-russa, che ha trovato il carburante necessario nell'iper-nazionalismo di alcuni ambienti ucraini. Non è da escludere che glI USA pensassero sul serio di vincere la guerra in virtù di una siffatta disponibilità alla battaglia e al sacrificio.
Camuffata da scontro epico fra il Bene e il Male, fra democrazia e oppressione, libertà e asservimento, la guerra si è portata via almeno una generazione di ucraini, che l'Europa ha celebrato come eroi. Tornava comodo: evitava l'imbarazzo di considerarli vittime di una febbre che ha prodotto, invece, soltanto allucinazioni.
Al presidente Donald Trump l'Ucraina importa il medesimo fico secco del suo predecessore. Ha soltanto capito che, sul terreno, ha vinto la Russia. Chi denuncia la fine dell'ordine internazionale che conoscevamo, dimentica che la pace l'hanno sempre dettata i vincitori. Non è sempre stata una pace giusta. Non lo sarà nemmeno questa.
L'alternativa? L'Europa entri in guerra. Lo faccia con il corpo dei suoi soldati, non con quello degli altri. Poiché a guerra ha questo di peculiare: sopporta ogni ipocrisia e anzi se ne nutre voracemente, ma alla fine costringe persino i più ipocriti a gettare la maschera.
Lasciati in mutande dal neorealismo cinico (o dal nichilismo realista) dell'amministrazione Trump, i governanti europei possono soltanto piangere sul latte versato dei loro travisamenti. Se ne avessero il coraggio maledirebbero il giorno in cui, di fronte a una Russia che minacciava l'entrata in guerra, decisero che era la sola cosa buona e giusta rimasta da fare. Anzi, da fare fare. Agli ucraini, si capisce.
(gianluca grossi)
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The Bodies of Others