Cosa stiamo accettando

© 2023 FdR / NAEL GHABOUN

Domenica, FdR ha proposto una lunga testimonianza audio e fotografica di un giornalista palestinese nella Striscia di Gaza. Lunedì ha chiesto a un giornalista israeliano di fare la stessa cosa, dalla sua parte del confine. Abbiamo visto le immagini del 7 ottobre, vediamo quelle da Gaza. Di fronte a una guerra contro i civili FdR si chiede: cosa stiamo accettando?

Peseranno a lungo sui palestinesi le immagini dei civili israeliani uccisi e massacrati il 7 ottobre.

Peseranno a lungo sugli israeliani le immagini dei civili palestinesi uccisi e massacrati nella risposta militare scatenata sulla Striscia di Gaza.

Ho scritto che i palestinesi non saranno mai un popolo libero se leggono nell'azione di Hamas un atto di resistenza. Ho scritto che ad Hamas non interessa nulla della sorte dei civili palestinesi.

Se, oggi, mi chiedete se trovi nella campagna militare di Israele contro la Striscia una strategia a lungo termine, di difesa e di sopravvivenza, rispondo di no: è soltanto una reazione rabbiosa. Vendetta è una parola che, in quella terra e in Medio Oriente in generale, non è passata di moda.

Guardare le immagini che provengono dalla Striscia, in particolare quelle dei bambini estratti dalle macerie (morti e, alcuni, ancora vivi), può soltanto suggerire una domanda: che cosa stiamo accettando? Anzi, può soltanto produrre una constatazione: questo è ciò che stiamo accettando.

È una domanda (e una constatazione) che include il 7 ottobre e che, nel risuonare di fronte alla guerra contro i civili di Gaza, rifiuta, razionalmente prima ancora che emotivamente, che essa possa costituire una reazione sopportabile e giustificabile.

Se concludiamo che, invece, sia sopportabile e giustificabile, allora accettiamo di tutto.

(gianluca grossi)

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WHAT WE ARE ACCEPTING