Giornalismo da paura
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Al CEO del gruppo Ringier (società editrice delle testate Blick e Blick am Sonntag, fra le altre) Marc Walder dovrebbe essere consegnato il premio della macchietta dell'anno, se esistesse. Peccato che in Svizzera non esista: scarseggia il senso dell'umorismo.
Walder ne ha fatta un'altra delle sue.
Già sapevamo, grazie a un video diventato di dominio pubblico il 31 dicembre scorso (risalente però al 3 febbraio dello stesso anno), che preso da terrore all'inizio della pandemia, l'ex tennista aveva chiesto alle sue redazioni di sostenere la linea governativa nella lotta a Covid19, nella Confederazione così come in tutti gli altri paesi in cui Ringier stampa giornali.
Il portale Inside Paradeplatz oggi rincara la dose: pubblica una mail scritta dallo stesso Walder il 20 marzo 2020 e inviata ai responsabili dei grandi gruppi editoriali svizzeri (di lingua tedesca), incluso il direttore dell'Associazione degli editori nonché quello generale della SRG-SSR.
© Dal portale Inside Paradeplatz
Walder inizia la mail in questione con un bel “Liebe Chefs” (cari capi): il linguaggio marziale si addice a ciò che sta per comunicare.
La certezza dalla quale parte Walder è questa: «Se la popolazione non ridurrà radicalmente i contatti sociali la Svizzera va incontro a una catastrofe sanitaria».
Walder ringrazia i capi (i colleghi) per la loro cooperazione e annuncia ciò che farà il gruppo Ringier a partire dal giorno dopo: metterà a disposizione uno spazio gratuito sulle edizioni cartacee e online delle sue testate per ordinare alla popolazione di starsene a casa. Il messaggio che comparirà in tutta la Svizzera è questo:
Nemmeno quando esplose la centrale nucleare di Chernobyl ricordo di avere visto cose del genere.
Subito dopo nella mail, Marc Walder spiega che il Consiglio federale si è ufficiosamente felicitato per questa iniziativa e ha mostrato riconoscenza nei confronti dell'impegno (editoriale, giornalistico) manifestato. Tuttavia, così Walder, il Governo non avrebbe assunto un ruolo attivo in questa circostanza.
L'annotazione, scritta in maiuscoletto, è interessante: Walder potrebbe anche volere suggerire che di lì in poi il solo ad avere un ruolo attivo in materia di comunicazione pandemica sarebbe stato lui.
Infine, il CEO della Ringier annuncia ai colleghi capi che la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga manderà (a lui!) un testo di 2700 caratteri che egli stesso definisce (per averlo ispirato, scritto?) «una sorta di discorso alla nazione» e che sarà sua premura girare immediatamente ai colleghi capi.
«Grazie. Se restiamo solidali riusciremo, speriamo, a gestire la crisi»: così conclude Walder la sua mail.
Dovremmo essere noi a ringraziare Walder per averci lasciato questa documentazione che (è il nostro turno sperare, ora) ci aiuterà ad affrontare la prossima crisi in modo diverso, non fosse altro che dal punto di vista giornalistico.
Marc Walder cittadino aveva il legittimo diritto di provare terrore di fronte all'arrivo di Covid19. Il Walder editore no, avrebbe dovuto conservare lucidità. E invece, una delle personalità più influenti nel panorama mediatico svizzero suggeriva senza mezzi termini ai colleghi che mantenere la libertà di giudizio e di critica durante la pandemia sarebbe equivalso a comportarsi in modo non solidale, in altro termine: asociale.
Il la alla narrazione apocalittica alla quale si è consegnata la stampa (con pochissime eccezioni) durante Covid19 era in questo modo dato.
Che bel giornalismo. Un giornalismo da paura.
Il fatto che ciò sia accaduto in modo del tutto identico altrove, potremmo dire ovunque, non è tuttavia da imputare al potere di Marc Walder. Non arriva dappertutto. Resta però un elemento assai interessante le cui ragioni meritano di essere studiate e spiegate.
FdR lo fa in un libro di prossima pubblicazione.
La decisione di Inside Paradeplatz di pubblicare la mail di Walder a due settimane dalla votazione sul finanziamento ai media può essere interpretata anche come il tentativo di influenzarla. Lo sarebbe tuttavia, nella stessa misura, anche la decisione di non pubblicarla.
E se fosse soltanto una notizia?
(g. g.)