Quarto potere debole

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Informazioni riservatissime girate per mail al gruppo Ringier (Blick) dal capo della comunicazione del Dipartimento federale dell'interno durante la pandemia. Esclusive in cambio di articoli compiacenti? Sembrerebbero suggerirlo documenti pubblicati dalla NZZ  e dal gruppo CH Media. Gira e rigira siamo ancora qui, a riflettere su ciò che è andato storto fra stampa e istituzioni durante la crisi Covid19. Il quarto potere si è sottratto a una salutare riflessione critica sul suo operato. La ricostruzione e le riflessioni di FdR.

Ieri, 14 gennaio, alle testate del gruppo CH Media nell'edizione Schweiz am Wochenende, è riuscito uno scoop: hanno pubblicato alcune mail e documenti che dimostrerebbero non soltanto l'esistenza di un filo diretto e segreto coltivato durante gli anni pandemici dal Dipartimento federale dell'interno e dal gruppo Ringier, in particolare il Blick; dimostrerebbero altresì come lo stesso Blick sia venuto «spesso a conoscenza prima del Consiglio federale delle misure che il ministro dell'interno, Alain Berset, intendeva chiedere che venissero adottate», come scrive oggi Christina Neuhaus sulla NZZ (la versione aggiornata dell'articolo reca anche la firma di Tobias Gafafer).

La linea di comunicazione confidenziale e privilegiata era attiva fra Peter Lauener, capostampa di Berset, e Marc Walder, CEO del gruppo Ringier. Lo stesso Walder, ricorderete, che aveva istruito tutte le testate Ringier di «sostenere li governo» (non soltanto in Svizzera) durante la crisi Covid «attraverso la nostra copertura mediatica, così da superare nel migliore dei modi la crisi». La bomba era stata sganciata dal portale Nebelspalter il 31 dicembre 2021. Ne abbiamo scritto a più riprese su FdR qui, qui, qui, qui e qui, nonché nel libro La Libertà è una parola, Redea Publishing, 2022 (pagine 25 -26).

Da dove provengono i documenti in parte pubblicati da CH Media? Sembra da un filone dell'inchiesta, diretta dal procuratore straordinario Peter Marti, originata dal cosiddetto Crypto-Gate e poi allargatasi e che vede l'ex addetto stampa di Berset, Peter Lauener, indagato per presunta violazione del segreto d'ufficio.

Torniamo al filo diretto fra Dipartimento dell'interno e Blick.

Il 10 novembre 2020, poco dopo un incontro con una ristretta delegazione di rappresentanti dell'industria farmaceutica, Peter Lauener avrebbe scritto a Marc Walder questa mail: «Alcune informazioni confidenziali. Dovremmo ricevere i fondi per il vaccino. Prossimamente firmeremo un contratto con Pfizer che ha sviluppato un vaccino apparentemente molto efficace. Inoltre: ciò si aggiunge a due altri vaccini già prenotati e molto promettenti».

Il giorno dopo, 11 novembre 2020, il Blick titola: «La Svizzera riceve il vaccino!».

Nello stesso pomeriggio, il Consiglio federale dirama un comunicato nel quale annuncia l'aumento del credito per l'acquisto dei vaccini: ulteriori 100 milioni di franchi. La cifra è identica a quella anticipata dal Blick nell'articolo citato sopra.

Esisterebbero molte altre prove di questa relazione particolare fra Dipartimento dell'interno (via il suo responsabile per la comunicazione) e il CEO di Ringier Marc Walder. Le mail recherebbero sempre indicazioni quali «Come sempre confidenziale» o «Molto fra di noi».

Non è un mistero che fra Alain Berset e Marc Walder i rapporti siano molto buoni. Hanno giocato a squash insieme, si sono fatti fotografare insieme in occasione del lancio di una rivista di interviste e ritratti fotografici il cui primo numero era dedicato a Berset medesimo.

La lettura che il procuratore straordinario Marti dà del carattere di questa relazione è ben diversa, stando ai verbali in possesso di CH Media. Marti sembra valutarla come una «controprestazione per la copertura mediatica positiva e per l'influenza esercitata dal Consigliere federale all'interno delle testate Ringier».

Secondo la NZZ, nelle risposte date al procuratore straordinario Peter Marti, Berset ha rifiutato questa interpretazione, spiegando che lui e Marc Walder «non siamo amici» e che durante la campagna vaccinale il suo Dipartimento ha collaborato anche con altri editori.

Circa le presunte mail confidenziali e i presunti contatti segreti e diretti che sarebbero intercorsi fra il capo stampa del Consigliere federale e lo stesso Marc Walder («forse settimanalmente» secondo quest'ultimo, in una risposta al procuratore straordinario), Berset avrebbe dichiarato (sempre a Marti): «Non lo so. Non posso saperlo».

Bene. Ora: la prima cosa da dire è che su questa vicenda va fatta chiarezza. Non tanto perché il responsabile della comunicazione di Alain Berset avrebbe passato informazioni confidenziali a un grande gruppo mediatico che le ha immediatamente pubblicate. Questo, infatti, fa parte del gioco fra politica e media in un paese democratico: anche CH Media ha ricevuto da qualcuno e ha pubblicato i documenti confidenziali e delicati di cui stiamo scrivendo. E questo qualcuno, possiamo perlomeno ipotizzare, lo ha fatto per ragioni che difficilmente parrebbero corrispondere a un accesso di candore altruistico.

Il punto è un altro. Ed è un punto delicatissimo: le informazioni confidenziali sono state inviate al CEO di Ringier durante la pandemia, vale a dire in un periodo storico di inedita fragilità democratica, in Svizzera fortunatamente meno pronunciata che in altri paesi. Nondimeno di fragilità si trattava: era stato dichiarato lo stato di emergenza, la funzione del Parlamento era stata praticamente sospesa e all'Esecutivo (in particolare al Dipartimento dell'interno) erano stati consegnati poteri fino ad allora sconosciuti. Come sembra emergere dai documenti pubblicati da CH Media, molto spesso le informazioni confidenziali (le soffiate) sono state inviate e pubblicate prima che il Consiglio federale discutesse e decidesse del loro contenuto.

È quindi ipotizzabile che la risaputa simpatia di Marc Walder per l'applicazione di misure forti nella gestione della pandemia sia stata pienamente identificata dal Dipartimento dell'interno e che quindi il passaggio di informazioni confidenziali possa essere servito a un duplice scopo.

Primo: fare pressione via mezzo stampa sul Consiglio federale nell'imminenza di alcune decisioni (vaccini, ecc.).

Secondo: ottenere dalle testate Ringier, attraverso la garanzia di un flusso costante di notizie esclusive, una copertura mediatica positiva a sostegno della linea adottata dal Dipartimernto di Alain Berset in particolare e dal Consiglio federale più in generale, con l'obiettivo ultimo di creare il più ampio consenso possibile fra la popolazione.

In tutta questa vicenda, la politica sembra avere fatto ciò che fa la politica, anche in democrazia. "Ci prova", sempre. Ad avere abdicato drammaticamente e gravemente alla sua funzione è stata la stampa, nella circostanza il gruppo Ringier attraverso la testata più diffusa (Blick) e il CEO Marc Walder: durante il lungo periodo di fragilizzazione della democrazia, dei suoi processi e delicati equilibri che è stata la pandemia, la stampa ha smesso di controllare il potere, funzione di cui non perde l'occasione di sottolineare quanto corrisponda al mandato affidatole da una società libera.

Tuttavia, Marc Walder può stare tranquillo: non è solo. È anzi in buona compagnia. Quasi tutti i suoi colleghi, quasi tutte le altre testate svizzere (e non soltanto) hanno fatto la sua stessa cosa durante la pandemia.

Fra parentesi e con uno sguardo questa volta al presente, quello della guerra in Ucraina, nemmeno la NZZ spicca per un'informazione diversificata e articolata, al contrario: dal caporedattore Eric Gujer in giù si sono messi tutti quanti l'elmetto e hanno imboccato un corso bellicista che non conosce tregua.

Quanto ai Corona-Leaks (così li ha soprannominati il gruppo CH Media) e alla sorpresa che hanno generato: forniscono la dimostrazione di quanto poco (per non dire punto) la stampa abbia riflettuto sul racconto che ha prodotto della pandemia e degli anni che abbiamo trascorso con lei.

Ciò che rimuoviamo, prima o poi torna fuori. Come in questo caso.

(gianluca grossi)

Tutte le citazioni virgolettate così come la ricostruzione della vicenda sono tratte dall'articolo di Christina Neuhaus e Tobias Gafafer, NZZ.

Contro Peter Lauener, l'ex capo della comunicazione del ministro Alain Berset, è in corso un'inchiesta per violazione di segreto di ufficio (in relazione a un'altra vicenda, il cosiddetto Crypto-Gate). Per lui e per tutte le persone citate in questo articolo e ascoltate dal procuratore straordinario Peter Marti in relazione ai Corona-Leaks vige la presunzione di innocenza.